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MEMORIE STORICHE
ORIGINI DELLA CITTÀ, DELLO STEMMA, DEI SIGNORI E DELLE FAMIGLIE Il 15 febbraio 1641 il Re Filippo IV ne dava investitura principesca
a Domenico Di Giovanni e Giustiniani insieme alla terra di Viagrande
(Agglomerato di case, che pigliò forma di paese dopo Trecastagni e
Pedara e del cui territorio faceva parte). Sotto il dominio saraceno prima e Normanno poi, questo privilegio venne ristretto ai più prossimi che rimasero in dominio diretto della Città. Il Re Filippo IV vendette questi casali (Trecastagni, Viagrande, Pedara ed altri) con il diritto di potersi redimere; l'afflitto Senato Catanese che con questa vendita vedeva scemata la sua difesa e la sua sussistenza, presentò una supplica al Re facendo presente che la Città pagava una somma enormemente superiore a quella imposta dal Parlamento e che pertanto la lesione al diritto posseduto da tanto tempo sopra quelle terre, era una violenza vera e propria. Rammentava ancora la fedeltà dei Cittadini ai Sovrani Aragonesi ed i servigi prestati in ogni tempo; chiedeva la revoca della vendita. Il Re tenne duro nel divisamento già preso; per cui il Senato, non vide altra via che quella di restituire le somme ai compratori. Riunitosi in seduta straordinaria deliberò di mettere sulla Città una imposta, e dopo undici anni di sacrifici nel 1652 raccolse la somma occorrente al riscatto di tutti i casali venduti ai Di Giovanni, ai Trigona ed ai Massa. Il celebre giureconsulto Conte Mario Cutelli, fu l'estensore della
legale domanda, ed il Vescovo Gusio, non badando a disagi e spese,
si recò a Palermo a patrocinare il legittimo desiderio dei catanesi.
Pareva che tutto fosse stato deciso in favore del ricorrente Senato
e già si attendeva il reale Provvedimento, quando, in capo a due anni,
il possesso dei predetti casali fu confermato dal Re ai compratori
che li possedevano.
La cronologia dei Principi di Giovanni è breve e dura appena cinquantanove anni; la famiglia Di Giovanni si estingue in quella dei Principi Alliata di Villafranca, a cui passano tutti i suoi feudali. Domenico I - Oltre i suddetti titoli, comprò pure la Signoria di Pedara (Terra vicino Trecastgani, si vorrebbe derivare il suo nome da Epidarum, città del Peloponneso che quivi avrebbe mandato dei coloni, oppure dalla corruzione delle parole latine Apud aram alludendo a quei ruderi che esistono sull'Etna a poca distanza dal cratere e che sono comunemente chiamati la Torre del Filosofo, ritenendoli la casa di Empedocle, mentre il Ferrara afferma essere i resti dell'Ara consacrata a Giove Etneo; altri vanno all'idea di Pedara - terra pingue. Comunque queste etimologie sono da scartarsi, perché Pedara non può
vantare un'origine antica e stabile, e ciò è riconosciuto dal suo
cronista. Si cominciano ad avere notizie storiche nel 1100, perché
insieme ad altre terre fu assegnata in prebenda al vescovo di Catania
ma fu considerata grossa terra solo verso il 1600, quando assunse
aspetto di paese (vendutagli dalla Real Corte al prezzo di scudi 12.500.
Acquistò, inoltre, la Citta di Castronovo, (35 Città demaniale parlamentare
della Valle di Ma zara, venduta per contratto del Luogotenente il
30 agosto 1639. È fra le più antiche di Sicilia, rifabbricata
dai Normanni nello stesso sito dove era stat distrutta dai Saraceni,
e perciò il Pirri dice: Castrum Novum sic dictum, quia licet antiquissimum
fuerit, a Saracenis destructum , a Northmannis denuò restauratum fuerit.
Nel 522 in Milano troviamo nel Martirologio al 14 gennaio, un Santo Dazio Vescovo, che fu creato primo Conte D'Italia dall'Imperatore Anastasio; gli Alliata ebbero il comando dell'isola di Candia fin dai tempi dell'Imperatore Costantino Magno, e godettero dignità Vicereale. Il primo principe di questa dinastia fu Francesco Alliata e Paruta, figlio di Giuseppe Barone di Villafranca e Fiammetta Duchessa di Paruta, investito con decreto di re Filippo III in data 14 agosto 1609, eseguito il 24 ottobre 1610. Tratto dal libro di |
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