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Festa
Articolo sulla Festa del 1938
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Santuario di S.Alfio
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Tra religiosità e folklore
La festa di Sant'Alfio si svolge ogni anno a Trecastagni, il dieci
maggio, presso l'omonimo Santuario, una monumentale costruzione
in pietra lavica posta nell'immediata periferia del paesino etneo.
La tradizione religiosa intende celebrare i tre giovani martiri
cristiani Alfio, Filadelfo e Cirino, che sacrificarono la loro giovane
vita testimoniando l'ardente fede in Cristo: da questo il toponimo
della città di Trecastagni (tres casti agni). Ma la fede popolare
e la sempre crescente venerazione dei fedeli ha, in qualche modo,
affievolito il ricordo degli altri due, esaltando in maniera esclusiva
il rito celebrativo in onore di Sant'Alfio, a cui si sono per memoria
secolare, rivolte suppliche e petizioni per guarigioni da tremende
malattie o da gravi incidenti. Per tali ragioni, spesso in segno
di gratitudine per la grazia ricevuta, nella
notte tra il nove e il dieci maggio, centinaia di devoti, recanti
un massiccio cero sulla spalla (la grandezza della torcia e adeguata
alle possibilità economiche del portatore), vestiti con mutandoni
bianchi lunghi fino alla caviglia, camicia bianca senza colletto
e una fascia rossa che attraversa spalle e petto e chiamati impropriamente
nudi, partono da Catania o dai paesini della provincia,
per raggiungere, a piedi scalzi e torcia sulla spalla, il Santuario
di Sant'Alfio. Sulla torcia e talvolta collocato un riquadro di
latta o di cartone su cui e raffigurato, con la stessa tecnica pittorica
suggestiva e artigianale dei carretti, il miracolo ottenuto o implorato.
Nei tempi passati, il raduno dei "nudi" si effettuava nella piazza
Duomo di Catania e da lì iniziava la marcia a piedi sino al Santuario
di Trecastagni. Poi, sin dagli anni Trenta, essendo notevolmente
cresciute le esigenze del traffico nel centro urbano, la partenza
e stata organizzata da piazza Cavour (o come preferiscono chiamarla
i catanesi, da piazza "Borgo"). Con l'avvento della bicicletta,
già dai primi del secolo, alcuni devoti realizzavano il pellegrinaggio
con tale veicolo. La bicicletta veniva, per l'occasione, bardata
e adornata di fiocchi, nastri colorati e fiori secchi. Era usanza
assai diffusa fra i "nudi", quale ultimo segno di riconoscente umiliazione
per la grazia ricevuta o di mortificante perorazione di miracolo,
manifestare la propria devozione al Santo strisciando la lingua
sul pavimento interno del Santuario; tale pratica e stata, da qualche
tempo quasi del tutto dimessa. La festa di Sant'Alfio si caratterizza
altresì per la grande mobilitazione dei tipici carretti
siciliani: essi, infatti, costituivano e, pur con la limitazione
numerica dei tempi correnti, continuano a rappresentare assieme
ai "nudi" la nota di folklore più suggestiva di questa grande festa
popolare. I carretti, infatti, straordinariamente addobbati e festanti,
con a bordo una tipica orchestrina rustica (zufolo, tamburellone,
chitarra e "marranzanu"), partono la notte fra il nove e il dieci
da Catania e da altri paesini etnei, dando talora ospitalità a qualche
"nudo". Al mattino, dopo aver affrontato l'ultima tremenda salita
a ridosso di Trecastagni, la famosa "cchianata di Sapunari" (perché
assai ripida e, quindi, scivolosa), i carri si radunano nella piazza
del santuario, dove, intorno alle sei del mattino, vengono tributati
onori al primo arrivato. Alla fine dei festeggiamenti, i devoti
fanno ritorno alle proprie dimore (alcuni a bordo dei carretti rientranti).
Molti di essi, dopo aver deposto il cero, si danno a spensierata
allegria, rimpinzandosi e bevendo generosamente: da ciò la tradizionale
"calata de mbriachi", vale a dire il ritorno in discesa di molti
"nudi" ormai su di giri, tutti recanti una cresta di aglio (di cui
si adornano con vistosa ostentazione anche i carretti), che costituisce
il segno della partecipazione alla festa e che, per restare nella
tradizione contadina, rappresenta anche il simbolo della buona salute,
della salvaguardia dalle malattie e, in qualche misura, una difesa
scaramantica dal malocchio.
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LA FESTA DI SANT'ALFIO
La festa risale a tempi antichissimi; la prima traccia
la troviamo nel 1593, data che corrisponde alla costruzione della
prima chiesa. Attraverso i secoli la festa, pur conservando il suo
schema tradizionale, si è arricchita sempre più ritrovando soprattutto
il valore di Sacra Rappresentazione della vita dei Santi che aveva
segnato 1'inizio della prima festa, dopo il ritrovamento delle Reliquie
dei Santi avvenuto nel 1516. Il primo maggio, ventuno colpi a cannone,
sparati dal vecchio "mulino a vento", annunziano 1'inizio della
festa che si protrae fino al 17 maggio, ma ancor prima che albeggi
si vedono, lungo le strade che portano al santuario, i pellegrini
che, quasi sempre scalzi, raggiungono la chiesa per partecipare
al Novenario, cammino spirituale in preparazione alla festa religiosa.
L'otto di maggio si da inizio alla "sagra delle musiche", numerose
bande musicali attraversano per tutto il giorno il paese illuminato
da mille luci e la loro musica si fonde con il rumore dei mortaretti.
Tra il nove sera e il dieci maggio arrivano al santuario da tutta
la provincia di Catania i cosiddetti "nudi", vestiti solo con pantaloncini
e una fascia rossa sul dorso, carichi del peso di grossi ceri. Una
tradizione che pare sia legata alla devozione che i marinai avevano
per il loro protettore S. Nicola. Il giorno nove nel pomeriggio,
dopo la solenne celebrazione nella chiesa Madre, le Sacre Reliquie
dei Tre Santi Martiri, in processione attraverso le vie cittadine,
vengono portate al Santuario. A completare la serata in piazza Marconi,
si svolge la tradizionale "Entrata dei cantanti", con lo spettacolo
pirotecnico. Il mattino del dieci maggio il Santuario viene gremito
dai fedeli in attesa della "svelata dei Santi", e non appena si
aprono le porte e appaiono sull'altare maggiore i loro Simulacri
le ovazioni dei fedeli fanno vibrare tutte le mura del Santuario.
L'esultanza giunge fin fuori il sagrato dove, poco dopo, inizia
la sfilata dei carretti siciliani con i cavalli bardati con pennacchi
e sonagli variopinti. Alle ore 13 i santi escono sul sagrato dove
sono attesi da migliaia di devoti e pellegrini festanti che li salutano
con continue ovazioni. Il Fercolo inizia il suo cammino, fra una
marea di folla, verso la chiesa Madre dove i Simulacri dei Santi
vengono esposti alla venerazione dei fedeli. A sera, dopo la S.
Messa, si riprende la processione e a notte inoltrata, il Fercolo
fa rientro al Santuario.
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GLl EX VOTO
L'ex
voto consiste in un'offerta fatta ad un santo in riconoscenza di
una grazia ricevuta. Fra gli ex voto un posto a parte occupano le
tavolette votive che, oltre ad avere un valore artistico rivestono
anche un valore antropologico.
Gli
ex voto del Santuario di
Trecastagni sono realizzati con diversi materiali, come cartone
e gesso; ma quelli più numerosi sono realizzati in lamiera e dipinti
ad olio. Questa collezione, forse la più consistente di tutta la
Sicilia (oltre mille tavolette votive), rispecchia i costumi e gli
usi dell'epoca in cui sono state eseguite, tracciando 1'evoluzione
dei tempi nel modo di vestire, nell'arredamento, nei mezzi di locomozione,
ecc.
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